archivio | marzo, 2012

Rivisti in TV: Qualcosa è cambiato

A me piace molto andare al cinema. Peccato che, complice un Marito come il Mio, riesca ad andarci, se è tanto, 2 o 3 volte l’anno. Se escludiamo i film per bambini che vado a vedere con i miei Figli, spesso munita di occhialoni 3D.

Quindi leggo sempre con un pizzico di invidia i post di Laura sulle recensioni di nuove uscite. Anzi in verità faccio in modo di non leggerli per non avere anticipazioni di alcun genere, fino a quando non mi rendo conto che il film in questione è uscito dalle sale da un pezzo e quindi purtroppo posso leggere il post liberamente.

Questo lungo incipit per dirvi invece che inauguro oggi una nuova rubrica dedicata ai film da rivedere. Infatti noi quando siamo a casa il sabato sera (cioè troppo spesso!) abbiamo l’abitudine di spaparanzarci sul divano per vedere un film con i bambini.

Il problema è che il grande ormai a 14 anni e mezzo non è più propriamente un bambino. Quella di mezzo, quasi 12, nemmeno. Il piccolo ha quasi 7 anni e quindi dobbiamo trovare un compromesso che accontenti tutti.

Il Marito vuole un film con un bellissimo primo tempo (l’unico che riesce a vedere prima di andare in catalessi). Il piccolo vorrebbe vedere un film che almeno possa capire. Gli altri due si sono un po’ stufati di rivedere i cartoni animati per la decima volta (se va bene).

Quindi mi scervello tutte le settimane per trovare dei film che possano piacere a tutti e 5.

Sabato scorso abbiamo visto “Qualcosa è cambiato”, del 1997 diretto da  James L. Brooks con  Jack Nicholson e Helen Hunt, che per la loro interpretazione davvero magistrale hanno vinto entrambi il premio Oscar per il miglior attore e miglior attrice protagonista.

La storia la saprete: Nicholson è Melvin, uno scrittore che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo: ha un pessimo carattere, ed è politicamente scorretto nel modo più assoluto. Odia i negri, gli ebrei e i gay.

Il film racconta il rapporto che Melvin instaura con Carol, la cameriera che lavora nel ristorante dove pranza ogni giorno e che è l’unica in grado di sopportarlo e tenergli testa (una superlativa Helen Hunt); con Simon, (Greg Kinnear, che ha avuto la nomination per migliore attore non protagonista), un pittore omosessuale, suo vicino di casa; e infine con Verdell, il suo cagnolino, di cui Melvin è costretto a prendersi cura quando Simon finisce in ospedale.

Senza nessuno sbrodolamento patetico la storia racconta come i legami tra i personaggi cambiano, e si assestino sulla base della loro comprensione reciproca. Come i caratteri dei protagonisti si ammorbidiscono grazie alla conoscenza l’uno dell’altro.

Come ha commentato il mio Figlio piccolo, Nicholson durante il film diventa “sempre più umano”!

E infatti è proprio così; i personaggi crescono, svelando anche i loro  aspetti più nascosti e rivelando caratteristiche in un primo tempo impensabili.

Inizialmente i ruoli di Melvin e Carol furono offerti a John Travolta e Holly Hunter; mentre il cagnolino Verdell è stato interpretato da 6 griffoncini diversi. Davvero bravi tutti e 6, solo a guardare la scena in cui il cane, cerca di imitare Melvin che, in preda alla sua ossessione, cammina per strada cercando di non toccare le estremità delle mattonelle della pavimentazione. Davvero da non perdere.

Un film per tutti nonostante in America fosse stato inizialmente vietato ai minori, con la successiva riduzione in appello al divieto ai soli minori di 13 anni.

Se dalle vostre parti esiste ancora una videoteca, ve ne consiglio caldamente il noleggio!

Siamo tutti creativi

idee feconde (ill. di dhr)

Inizia oggi un nuovo tipo di collaborazione con dhr: realizzerà per il nostro blog delle immagini per illustrare alcuni post. E’ un grande privilegio per noi poter avere suoi lavori nelle nostre pagine. dhr, tra le sue tante attività artistico-culturali, è anche un illustratore di vaglia noto anche all’estero e non sarà un caso se il post che mostra la sua prima opera per noi parla di creatività. Grazie davvero Dario.

La creatività ha qualcosa di magico, chi la possiede è come se avesse dei superpoteri che consentono di immaginare, di inventare, quello che fino a un momento prima non esisteva.

E invece non ha nulla di magico, né è un tratto che fa parte del patrimonio genetico e si trasmette per via ereditaria e neppure è una benedizione caduta dal cielo. La creatività è un’abilità: chiunque può imparare a essere creativo e a diventarlo sempre di più.

Dicono gli studi degli ultimi anni che la creatività non è altro che uno strumento cognitivo che noi utilizziamo in modi diversi a seconda del tipo di problema che dobbiamo risolvere.

Ve ne sono molti che richiedono un insight, un’illuminazione improvvisa, altri che devono essere risolti un passo alla volta, gradualmente.

Alcune ricerche hanno messo in luce i fattori che favoriscono l’insight. Per esempio, l’esposizione a un video divertente e dunque rilassante aumenta del 20% la percentuale media di successi. Anche l’alcol aiuta, come hanno rilevato ricercatori dell’università dell’Illinois: gli studenti un po’ brilli risolvevano il 30% in più dei problemi per i quali era necessario l’insight rispetto a quelli sobri.

Come si spiegano i benefici in termini di creatività del relax e della sbornia? Il vantaggio deriverebbe dalla mancanza di attenzione e di concentrazione, condizione che favorisce la messa in moto dell’immaginazione. Se siamo fuori dal problema, lontani da esso, rilassati, per esempio sotto la doccia o davanti a un film comico, siamo in grado, in modo del tutto inatteso, di attingere a informazioni casuali che giacciono tra le pieghe del nostro emisfero destro.

Le ricerche spiegano anche che gli insight più sorprendenti si verificano nei luoghi più improbabili, come avvenne nella vasca per Archimede e in uno strip club, sembra, per il fisico Richard Feynman per certe sue intuizioni. E fanno capire quanto siano avanti i dirigenti di Google nei cui uffici hanno trovato spazio tavoli da ping pong, scivoli, poltrone super comode e molto altro.

Ci sono però delle situazioni in cui la soluzione creativa arriva non d’improvviso, ma in seguito ad applicazione e a tentativi andati a vuoto. Allora possiamo chiederci: se differenti tipi di problemi richiedono diversi tipi di pensiero creativo, come facciamo a sapere se stiamo pensando nel modo giusto nel momento giusto? Si è visto, in realtà, che la mente umana ha per sua natura la capacità di stabilire il tipo di pensiero più adatto alla bisogna. Numerosi studi hanno mostrato che quando si ha la percezione di essere ben lontani dalla soluzione la mente capisce che è necessario un insight, quindi la cosa più produttiva è dimenticarsi del problema, ma se c’è la sensazione di essere vicini alla soluzione allora è il momento di impegnarsi nel lavoro. In entrambi i casi, ovviamente, dobbiamo possedere da qualche parte nella testa una risposta creativa al problema. Una delle principali condizioni per essere più creativi è quindi accrescere il volume e la varietà delle informazioni a cui poter accedere. Steve Jobs diceva che la creatività consiste semplicemente nel collegare le informazioni, cioè immaginare nuove combinazioni di cose che esistono già.

Altre condizioni che possono favorire la soluzione creativa sono: non essere al dentro della materia, essere un outsider, avere la capacità di porre domande naif, affrontare il problema da principianti, essere privi di preconcetti e liberi dalla paura del fallimento.

Il Senso della Vita. I fotografi del National Geographic

Nuova mostra a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, di opere dei grandi fotografi del National Geographic.

Il titolo è Il Senso della Vita. Amore Lavoro Pace Salute. Diversi artisti, dunque, interpretano ciascuno a suo modo i quattro temi scelti in modo sempre emozionate e con una tecnica che lascia sbalorditi.

L’Amore è quello tra due giovani, tra due anziani, tra uomini e animali, tra due sposi bambini in India, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti.

Il Lavoro è individuale e di massa, antico e moderno, carico di sudore e fatica, ma anche freddo e asettico.

La Pace ci viene mostrata con simboli e azioni in luoghi di conflitto e di orrore.

Per il tema Salute vengono proposti ritratti di persone già malate e accudite, o di chi vive in condizioni non igieniche, di chi si alimenta in modo non sano e di chi sorride di piacere mentre gli viene fatto un massaggio da tre donne indonesiane.

La mia preferita? Quella scattata alla stazione ferroviaria di Mumbai da Randy Olson: tra due treni fermi un immenso e variopinto viavai di persone rappresentate, grazie a un tempo di esposizione lunghissimo, come fossero delle spennellature di un grande pittore impressionista.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 13 maggio. L’ingresso è gratuito.

Di seguito una selezione delle 80 fotografie esposte. Nelle didascalie il nome dell’autore e il luogo dello scatto.

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Sesta giornata mondiale della lentezza

Ieri mattina, mentre accompagnavo mia Figlia a scuola ho sentito alla radio una notizia di quelle che non solo ti cambiano la giornata, ma proprio la vita! E per questo ringrazio di cuore il GR2.

Insomma, l’altro ieri è stata la sesta Giornata mondiale della lentezza. Si, si! Avete capito bene. Ieri, (ma anche oggi, domani, sempre!) dicono che bisognerebbe rallentare i nostri ritmi: svegliarsi 10 minuti prima la mattina, fare un’abbondante e tranquilla colazione e non fare le cose di fretta.

Vedete? Ci ricordano di mettere l’orologio avanti di un’ora per l’entrata dell’ora legale, ma poi si scordano di questi consigli così importanti….

Se invece questa notizia l’avessi saputa prima, ieri, alle 6.00 di mattina, vedendo entrare in camera nostra il Figlio Piccolo, che piangendo ci comunicava “di non aver dormito tutta la notte” e sentendogli la fronte incandescente, me la sarei presa più comoda presagendo la settimana che ci si sarebbe apparecchiata… Non sarei scattata a prendere il termometro, verificare che le mamme hanno sempre ragione, e mettergli la meritata suppostina. Avrei fatto il tutto con e s t r e m a   l e n t e z z a.

Poi con altrettanta lentezza avrei dovuto pianificare l’organizzazione familiare (accompagnamenti e riprese da scuola; lavoro; palestre/piscine/musica) alla luce di questa  inaspettata febbre.

Subito dopo, (ma non subito subito!), sempre molto lentamente (invece che alle 6.03) avrei benedetto il mal di denti del Marito (che non me ne voglia!), che sapevo l’avrebbe costretto  a casa. E così il problema di chi sarebbe rimasto con il Piccolo febbricitante, almeno quello era risolto.

Averlo saputo avrei svegliato più lentamente anche i miei due Figli più Grandi, evitando di buttarli giù dal letto e avrei preparato loro l’abbondante colazione che consigliavano alla radio. Noi l’abbondante colazione in realtà la facciamo sempre (caffellatte, pane fatto in casa e marmellatine sempre casalinghe; latte e cioccolato per i bambini, biscotti (home made) e cereali (quelli no! Quelli, industriali!)… Solo che la ingurgitiamo in 5 minuti.

Se l’avessi saputo non avrei rifatto i letti in due nanosecondi (forse sarebbero anche venuti un po’ meglio!), e non avremmo lavato i piatti della colazione in un battibaleno. Magari invece di catapultare mia Figlia fuori casa, avrei potuto prenderla per mano per recarci al posteggio della macchina, piroettando come fossimo in un musical.

Se l’avessi saputo non mi sarei attaccata al clacson come una matta smoccolando contro gli idioti che per fare la solita scorrettezza bloccavano il traffico di Porta Metronia.

Peccato. Se solo l’avessi saputo avrei evitato di fiondarmi di corsa al supermercato per fare una spesa-lampo prima di andare in ufficio. E non avrei timbrato l’entrata in ufficio alle 9.00.00 precise precise!

Mannaggia! Che occasione persa!

Poi dopo il lavoro, invece che tornare a casa come una matta a dare il cambio al Marito (che a quel punto si doveva recare moooolto lentamente dal dentista) avrei potuto prendermela un po’ più comoda!

Certo questi sono consigli saggi ai quali però da soli non si pensa. Mannaggia! Meno male che ci sono questi di Vivere con Lentezza a ricordarci come si dovrebbe stare al mondo!

Tornando alla mia giornata mondiale della lentezza, il pomeriggio, dopo pranzo, avrei dovuto farmi una pennichella… invece no! Lì a fare i biscotti. Poi, a prendere la figlia a scuola: ci sarei dovuta andare pianissimo… E invece no! E tornata a casa, invece di stendermi sul divano a leggere serenamente un libro,  via, un altro impasto per i biscotti, e poi subito in palestra!

Un’ora di ginnastica (no! Non quella lenta per favore! Col pilates mi ci addormento!) e di corsa (ehm! ehm!) a casa a preparare la cena.

Finalmente alle 23.00, terminate le operazioni  di “messa a letto bambini” mi sono dedicata alla cottura dei biscotti, che nel frattempo erano diventati di 3 tipi (sapete… gli scherzi dei deliri di cucina ossessivo-compulsiva!).

Perché ‘sti biscotti? direte voi- Perché l’indomani sarei andata a far parte del pubblico del Ruggito del Coniglio…. E non sarei stata capace di andarci a mani vuote! La mia religione non me lo permetterebbe!

Dulcis in fundo, all’1.00 (si! all’una di notte!) arriva una citofonata di un inquilino straniero, mai visto e conosciuto, che mi chiedeva di aprire il portone perché gli si era rotta la chiave!

Io gli ho aperto, ma molto molto lentamente, solo dopo aver svolto un’intervista citofonica per verificare la sua identità!

In ogni caso, a me per vivere una giornata della lentezza dovrebbero inserirmi non l’ora, ma il giorno legale, vale a dire una vera e propria giornata di 48 ore!

Allora, forse, si!

Per la riuscita del matrimonio batti tua moglie con le mani o con un bastone

O anche strattonala per le orecchie.

Non sono io a dirlo, ovviamente. Sto soltanto segnalandovi un libro che è andato esaurito nelle librerie canadesi. Si intitola A gift for Muslim couple ed è stato scritto da un eminente studioso islamico, Maulavi Ashraf Ali Thanvi.

Come ci racconta il Daily Mail di domenica 24 marzo, è una guida per sposini novelli e per chi si è sposato da pochi anni che presenta, secondo quanto indicato in quarta di copertina, un’analisi delle relazioni all’interno del matrimonio, delle dinamiche, delle crisi e delle loro cause.

Vengono proposti “episodi di vita reale” e forniti consigli “sui differenti aspetti della vita familiare e su come far funzionare al meglio il menage matrimoniale”.

Sembra interessante e anche utile, no? Vediamone qualche stralcio per capirne di più.

“Il marito dovrebbe trattare la moglie con gentilezza e amore, anche se lei tende a essere stupida e ottusa”. Tuttavia, “può essere necessario tenere a freno la donna con la forza e anche con le minacce”.

Inoltre, e come se non bastasse, tra i diritti del marito c’è anche quello “che la moglie non esca di casa senza il suo permesso”.

La donna deve “soddisfare i desideri del marito” e “non essere trascurata, ma farsi bella per lui”.

Il libro incoraggia gli uomini a rimproverare le mogli, ma consiglia anche di “batterle con le mani o con un bastone, negare loro il denaro e tirarle per le orecchie”. Ma avverte anche di non malmenarle in modo eccessivo.

Il libro è stato criticato dai musulmani moderati perché incoraggerebbe la violenza domestica. L’attivista politico canadese Tarek Fatah ha affermato che per gli occidentali questi modi possono rappresentare una novità, ma le comunità musulmane sanno quanto siano diffusi anche se lo negano.

Proprio nei giorni scorsi la Human Rights Commission of Pakistan ha pubblicato un rapporto secondo il quale lo scorso anno almeno 1000 donne sono state vittime del delitto d’onore e assassinate; sicuramente la cifra è notevolmente sottostimata perché molti omicidi vengono coperti dalle stesse famiglie. La maggior parte è stata uccisa da padri, mariti e fratelli.

L’Ora della Terra per la sostenibilità del Pianeta: 31 marzo ore 20.30

L’Ora della Terra (Earth Hour) è il grande evento globale WWF per il clima che, prendendo spunto dal gesto simbolico di spegnere per un’ora le luci di monumenti e luoghi simbolo, coinvolge cittadini, istituzioni e imprese in azioni concrete per dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico.

Dopo la prima edizione 2007, che ha interessato la sola città di Sidney, la ‘ola’ di buio si è diffusa in ogni angolo del pianeta e nel 2011 è letteralmente esplosa, complice il tam-tam su web e social media, coinvolgendo quasi 2 miliardi di persone, 5200 città e centinaia di imprese e organizzazioni in 135 Nazioni, monumenti simbolo come Piazza Navona, il Colosseo, il Duomo di Milano, ma anche la Tour Eiffel, il Cristo Redentore di Rio, il Castello di Edimburgo, la ruota panoramica di Londra (London Eye), il Ponte sul Bosforo, le Kuwait Towers, le Cascate Victoria e il grattacielo più alto di Pechino, coinvolgendo comuni cittadini, testimonial, istituzioni e imprese a intraprendere azioni concrete per ridurre la propria impronta sul pianeta.

Quest’anno l’Ora della Terra sarà il 31 marzo dalle 20.30 alle 21.30. Vi invitiamo a:

  • partecipare agli eventi di piazza organizzati in tante città d’Italia;
  • seguire l’evento su twitter twitter.com/wwfitalia #earthhour;
  • diffondere l’iniziativa in ogni modo, attraverso i vostri siti e blog e il passaparola.

Qui trovate ogni informazione utile.

Chagall dʼArabia. E vissero felici e contenti

L’illustrazione che apre il volume è in realtà l’ultima realizzata da Chagall, e “rappresenta” il gran finale di tutto il percorso umano-artistico che attraversa le Mille e una notte.

L’immagine in teoria raffigura i due protagonisti della raccolta, il sultano e Sharazad, distesi a letto mentre lei gli racconta una fiaba dietro l’altra per avere salva la testa. Basta però una rapida occhiata per accorgersi che si tratta di una confessione autobiografica quant’altre mai.

Il giovane sultano indossa non il turbante ma la classica berretta da pittore francese. E l’unione (presumibilmente) spirituale e (innegabilmente) carnale tra i due viene benedetta da una figura femminile, in abiti sfarzosi, che si vede e non si vede, librata in volo sopra di loro… un fantasma. Impossibile resistere alla tentazione di identificarla con Bella che, dal cielo, accetta anzi incoraggia il nuovo rapporto. Chagall si è riconciliato con il proprio presente e passato, è pronto alla nuova avventura sentimentale con Vava, che infatti – a quanto è dato sapere – sarà stabile quanto la prima.

Chagall usa tutti i mezzi messigli a disposizione dal proprio linguaggio pittorico per sottolineare la positività di quanto sta accadendo. I due corpi nudi si confondono in uno solo, come simboleggiato dalla “fusione ermafrodita” tra la gamba sinistra di lui e quella destra di lei. Inoltre, ADESSO tutti e due si trovano nell’area rossa del disegno, colore del sangue e della vita pulsante.

Il blu profondo, colore dell’oltretomba (cfr. il mare in varie illustrazioni di questa serie), è riservato alla zona superiore dove c’è Bella. Già il fatto che sia l’area superiore, e non inferiore come il mare, è un buon segno. In più, il colore della notte è ampiamente rischiarato da un trionfo di calda luce gialla e da una tempesta di foglie di un tenero verde. Viene in mente il limbo dantesco visitato da Beatrice, nell’incisione del Doré. Orfeo non ha raggiunto Euridice, ma viceversa.

La luce è emanata da un sole che a sua volta si trova all’interno della sagoma di un uccello gigantesco. Un altro simbolo di vitalità esuberante, di gioia; l’esatto opposto dell’uccello serpentiforme, demoniaco, visto in una puntata precedente.

Ed è qui che la vicenda personale del pittore si riaggancia alla Grande Storia del suo popolo. Il volatile, quasi un Cherubino, allude alla presenza benedicente di Dio negli alti e bassi delle vicende umane. La Bella trasfigurata diventa un’icona della Shekinà.

Il grande uccello di fuoco (opera di Stravinskij che Chagall ebbe modo di illustrare) ricorda anche un albero luminoso, come l’Albero della Vita nel paradiso terrestre, sotto cui si distendono felici un nuovo Adamo e una nuova Eva. O addirittura il Roveto Ardente. Irradia luce perché “lampada ai miei passi è la Tua parola, luce sul mio cammino… Se anche camminassi per una valle oscura, Tu sei con me” come recitano i Salmi.

Un ringraziamento di cuore a tutte/i per l’attenzione e l’amicizia.

dhr

E’ questa l’ultima puntata della serie che il nostro e ormai vostro amico dhr ci ha regalato. In attesa di un’altra delle sue idee, vi anticipiamo che la collaborazione con lui continua in un modo del tutto nuovo. Lo scoprirete a breve. Intanto oggi rinnoviamo a lui i nostri ringraziamenti.

Gli agenti di borsa, i venditori di automobili e gli agenti immobiliari sono machiavellici

Che cosa hanno in comune gli agenti di borsa, i venditori di automobili e gli agenti immobiliari? Sono machiavellici. Non lo dico io, ma la Scienza, nella persona del professor Abdul Aziz della Morgan University di Baltimora.

Per machiavellismo il professore intende la tendenza a “manipolare gli altri a proprio vantaggio e spesso contro l’interesse degli altri”.

Aziz ha creato un questionario per misurare il livello di machiavellismo basato su test psicologici risalenti agli anni Sessanta che era costituito da una serie di affermazioni sulle quali ciascuno degli intervistati doveva indicare il proprio grado di accordo. Per esempio “Le persone di successo vivono nell’onestà e nella moralità” oppure “La differenza maggiore tra molti criminali e gli altri è che i criminali sono stati così stupidi da farsi scoprire”. E così via.

Lo ha poi somministrato a 110 agenti di borsa, a 80 venditori d’auto a percentuale e a 72 agenti immobiliari chiedendo loro anche il volume dei guadagni dell’anno precedente in confronto a quello dei colleghi.

In tutti e tre gli studi è emersa una forte associazione tra machiavellismo e performance lavorative. Insomma, per loro qualunque mezzo è buono pur di vendere azioni, case, o automobili. Gonzi, siate accorti.

Magnifica presenza di Ozpetek

Ozpetek deve proprio essersi divertito nel realizzare questo suo nuovo film, Magnifica presenza. Si è scatenato, ci ha infilato, tutti  insieme, gli elementi tipici del suo cinema, che aveva centellinato nei suoi precedenti lavori. Ci sono le tematiche omosessuali, le transessuali risolutive portatrici di saggezza, la passione per i dolci, il teatro, il cinema. E anche un pezzo di storia che rimanda alla seconda guerra mondiale.

È un film fantastico, non nel senso di iperbolico gradimento, in realtà sono uscita dal cinema frastornata e non del tutto soddisfatta. Soprattutto in una scena, non vi dico quale ma capirete senz’altro vedendolo, ho pensato: “gli ha dato di volta il cervello”. Fantastico, dicevo, perché pieno di stramberie, irrealtà, eccessi. E soprattutto perché è una storia di fantasmi.

Elio Germano è bravissimo, come sempre, nei panni di questo personaggio che sembra fuori del tempo, semplice, fragile e disarmato. Ottima la Minaccioni che io adoro fin dai tempi della TV delle Ragazze, mi pare, quando stava rinchiusa in un “macchinario” per dimagrire che la vessava. C’è anche un cammeo di Anna Proclemer, che gigioneggia mostrando nello spazio di attimi emozioni contrapposte. Se ne poteva fare a meno. Tra i protagonisti anche Giuseppe Fiorello, Margherita Buy e il tram 8. Per i non romani, è quello che collega Monte Verde, dove abita il protagonista, con largo di Torre Argentina, dove si trova lo storico teatro omonimo. In particolare, è la location di una delle scene più belle del film, poco prima della fine, che come al solito non vi descrivo.

E poi c’è la musica, onnipresente, anche piacevole per carità, ma a volte debordante. In un passo riecheggia trooooppo da vicino, ma sarà una citazione 😉 , una vecchia canzone del fantastico, quello sì, Quartetto Cetra, Però mi vuole bene. Ve la ripropongo in questo video d’epoca: godetevela.

La felicità esiste di Paolo Zardi

Sono stata attratta da questo libro per la sua copertina inusuale, un bel viso di ragazza con degli occhi trasparenti, ma soprattutto per la mia solita curiosità che spesso rasenta la morbosità, almeno così mi dicono.

Riconosco di essere stata temeraria: La felicità esiste (Alet, 10 euro) è un primo romanzo di un autore italiano, uscito per una piccola, credo, casa editrice di Padova, che fa seguito a una raccolta di racconti. Però, però, non è stata una decisione completamente al buio: conosco Paolo Zardi, non personalmente in verità, ma come blogger e quindi so come scrive.

Dunque mi sono immersa nella lettura e ne ho tratto grande soddisfazione e piacere. La storia, di cui non racconterò nulla, come al solito, è molto intrigante, ti cattura e ti tiene sulla corda. Ma non aspettatevi un thriller, è una vicenda di relazioni umane con personaggi ben disegnati e caratterizzati, ma soprattutto con un protagonista che continua a girarci nella testa anche dopo che si è terminato il libro. Viene sempre, salvo poche eccezioni, chiamato per cognome, Baganis, ha una tragedia alle spalle, è un perdente, un uomo perduto, che se fosse una donna ci vedresti bene Bette Davis. L’unico scopo della sua vita, da anni ormai, è trovare i modi per portarsi una donna a letto, “consumandola” come un oggetto, e per liberarsene rapidamente. Il tutto vissuto senza piacere, gioia o divertimento, ma in una infinita cupezza. Lo affiancano nella vicenda due donne fragili e confuse, la ex moglie e la maestra del figlio.

Quel che colpisce per un esordiente è la solida architettura della storia e la capacità di penetrare in profondità la psicologia dei personaggi e di renderla con efficacia e chiarezza. Poi c’è la scrittura, ricca, piena, brillante, impeccabile, ogni termine è quello giusto, non se ne potrebbe trovare uno migliore.

Lo consiglio senza esitazioni.