archivio | 26 gennaio 2010

La scelta della password: le meraviglie del prevedibile

In un’epoca di allarmi continui riguardo la sicurezza dei nostri computer qual è la password più usata dagli internauti statunitensi? 123456. Che volo creativo, che inventiva, che imprevedibilità! A metà degli anni Novanta era 12345: quindi poco è cambiato nelle abitudini dei navigatori in tutti questi anni se tutto quello che si è riuscito a fare per rendere i nostri sistemi più protetti è stato aggiungere una sola cifra.

La lista delle password più usate, riferisce il New York Times, è stata elaborata da Imperva, un’azienda che crea del software per bloccare gli hacker la quale ha potuto accedere ai 32 milioni di password che un hacker aveva rubato da RockYou, una compagnia che elabora programmi per social network quali Facebook e MySpace. Questa è una opportunità che solitamente hanno solo agenzie governative quali l’FBI o la National Security Agency. Le 32 password più utilizzate le potete leggere nella figura qui accanto. La banalità di molte di esse mette nelle condizioni migliori coloro che vogliono forzare caselle di posta o entrare in siti protetti: non devono far altro che digitare alcune delle parole più comuni e con buone probabilità avranno successo.

Sicuramente siamo così sovraccaricati dalle cose che dobbiamo ricordare in questa era digitale, tra password e PIN, che evidentemente tendiamo a semplificarci la vita scegliendo parole facili da tenere a mente, per di più tendendo a non differenziare tra un sito e l’altro. E poi, forse, non diamo il giusto peso agli allarmi sulla sicurezza dei nostri computer. Anche io avevo questa posizione, stessa password per tutto e niente PIN al cellulare dopo che riuscivo a bloccarlo continuamente a forza di inserire sequenze sbagliate. Finché non mi sono resa conto che dalla mia casella di posta, col mio nome e cognome come mittente, partivano ogni giorno centinaia e centinaia di mail che pubblicizzavano tecniche per allargare il pene o farmaci per diventare sempre più potenti. Vergognandomi anche un po’, sono stata costretta a sforzarmi e a inventare una password lunga, con maiuscole e minuscole che non so nemmeno io come faccio a ricordare.

In un mondo digitale ideale, secondo gli esperti, si dovrebbe scegliere password differenti per ogni sito, cercando di tenerle a mente o, se assolutamente necessario, di scriverle su un pezzo di carta. A noi un po’ deteriorati si consiglia di scegliere due password diverse, una complessa, di almeno 12 caratteri (!!!) per i siti dove la sicurezza è vitale (banche, e-mail) e una più semplice per le situazioni in cui i rischi sono più ridotti, come social network o siti di svago.

Niente panico però. Si possono trovare dei metodi che ci semplifichino la vita, almeno rispetto la creazione delle password. Piuttosto che usarne una per tutto, possiamo elaborare un unico algoritmo che dia vita a tante password complesse, ma facili da ricordare. Per esempio, si può decidere di individuare il primo verso di canzoni, o di poesie, e prendere le iniziali di ogni parola. mmbtawtgtwmm: questa l’ho ricavata da Michelle dei Beatles, impossibile da crackare ma facile da ricostruire se non riusciamo a tenerla a mente. Lo stesso vale per le iniziali dei giocatori della formazione che ha vinto campionati di calcio, mondiali e così via.

Forse ce la possiamo fare.