archivio | 4 gennaio 2010

Roma città aperta.

Non è certo questa la Roma di cui parlava nel 1945 Roberto Rossellini.

Questa Roma è aperta, devastata, squarciata, ferita.
Percorrere la città è diventato uno sport olimpico. Difficile e faticoso. Ma senza nessuno che ti premia all’arrivo. Autobus inesistenti che camminano a passo d’uomo e ti trasportano come fossero carri bestiame. Linee tranviarie continuamente deviate per i lavori in corso. Pedoni costretti ad assurde gimkane per dribblare, oltre alle solite macchine in terza fila, anche un’infinità di cantieri stradali. Automobili perennemente incolonnate in un traffico assurdo nel quale maturano la rabbia e il veleno degli automobilisti.
Mi è capitato di andare all’estero e verificare di anno in anno interi isolati ricostruiti, metropolitane  cresciute come funghi. Qui sono 3 anni e mezzo che abbiamo una moltitudine di quartiere scardinati per verifiche archeologiche soltanto propedeutiche ai lavori della linea C della metropolitana. E gli amministratori scavano, trivellano, trafiggono la nostra capitale.
Povera Roma! E poveri noi!