La Bibbia firmata Chagall: “Roveto ardente”

 

Oggi per i cattolici è Domenica delle palme, quindi una delle ricorrenze più sacre. Per non essere da meno, noi ci soffermeremo nientemeno che sull’episodio del “Roveto ardente” (n. 27), un tema che Hollywood, Spielberg incluso, ha sempre sfruttato senza problemi, ma che a un artista ebreo fa sicuramente tremare le vene e i polsi… anzi, a rigore non dovrebbe neppure osare raffigurarlo.

Con la consueta signorilità, Marc Chagall parte dalla composizione iconografica più classica possibile, con il roveto sulla sinistra e Mosè sulla destra (come nel 90% delle raffigurazioni dell’episodio, chissà perché). Mosè è doverosamente scalzo, ma i dati certi finiscono qui. Perché, più si osservano i dettagli, meno ci si raccapezza; e dato il tema, viene da pensare che l’enigmaticità sia volutamente voluta dall’artista.

“Leggiamo” l’immagine come un testo ebraico, ossia da destra a sinistra. La presenza delle pecore è, in partenza, motivata dalla Bibbia in quanto si dice che Mosè stava pascolando il gregge dello suocero Ietro. Tuttavia c’è da sospettare che, come nell’incisione n. 3 e tante altre, e come nei dipinti di Chagall, gli animali rappresentino la vita naturale, manifestazione della bontà creatrice di Dio e delle gioie dell’esistenza. Tra parentesi, l’agnello è anche l’animale che rimanda alla salvezza di Pasqua, in entrambe le religioni.

Quanto a Mosè, mi ci sono cavato gli occhi, ma niente riesce a togliermi dalla testa che abbia 3 occhi! Il terzo – a meno che non sia uno scherzo involontario prodotto da qualche linea casuale – si troverebbe sotto l’occhio sinistro, cioè destro rispetto a noi (vedi dettaglio). SE è così, non si tratta affatto del “terzo occhio” che fa trendy perché si riaggancia al millenario misticismo dell’India. È invece un occhio seminascosto, secondario, provvisorio, che si apre per un attimo e poi scompare. Mosè ha visto Qualcosa che nessun altro ha visto, le sue “porte della percezione” si sono ampliate, ma sì e no. Il Mistero si è svelato e subito ri-velato.

Infine, il roveto… non è neppure un roveto, un cespuglio (burning bush, in inglese); è un alberello. A essere sinceri, neppure la fiamma è una fiamma che avvolga la vegetazione: è una sfera di luce, in cima, al cui centro è scritto il Nome. Una sfera da cui risuona la Parola. Sotto di essa, un “corpo” formato dal fogliame. Ancora sotto, un tronco suddiviso in due, come due gambe accostate. Visto a una certa distanza, il roveto si trasforma in una sagoma umana. Anzi no, umana mai, altrimenti NON sarebbe Dio. Una forma “aliena” nel senso etimologico del termine. Come il cosmico Buddha-Amida che si intravede nella celebre cascata dipinta da Hokusai, con una testa sferica, senza tratti umani, e lunghe membra flessibili.

Che cosa ha visto Mosè?
Ha visto QUELLO.
Di più non è lecito dire.

dhr

5 Risposte a “La Bibbia firmata Chagall: “Roveto ardente””

  1. Questa del terzo occhio è pazzesca! Hai detto di averlo visto “sotto” l’occhio sinistro…
    Pensa che secondo me invece di primo acchito era “sopra” all’occhio sinistro.
    Prova a coprire un occhio (sinistro) alla volta, e guarda come cambia l’espressione del viso di Mosè! Come diventa un Mosè più dolce con l’occhio di sotto…

  2. Sto seguendo questa serie con molto interesse, anche se non intervengo perché, generalmente, è un’analisi più da assorbire ed elaborare che non commentare.

    L’episodio del roveto ardente d’altro canto non poteva non suscitarmi una reazione in più, perché è indubbiamente uno dei passi più suggestivi della Bibbia.

    Mi ha fatto però un po’ effetto leggere “Ha visto QUELLO”, perché nel linguaggio parlato, almeno qui a Roma “QUELLO” ha una sfumatura negativa, quasi dispregiativa (non so se è una mia impressione o la colonna romana qui presente mi potrà confortare in merito).

    Ciò premesso, buona domenica a tutti!

  3. @Ale: sì, come aggiuntivo può essere considerato l’occhio superiore o quello inferiore, ed a “scegliere” uno o l’altro cambia l’espressione del volto. Questo convince ulteriormente del fatto che Chagall lo abbia fatto apposta.

    @Ifi: naaa, niente romanaccio, qui ci si riferiva al linguaggio dei mistici, per cui ciò che si “vede” è “Quello”, Qualcosa di indefinibile.

    Grazie a entrambe.

  4. Aggiungo un rimando all’illustrazione n. 85 “L’offerta di Elia”

    in cui mi pare che Chagall non raffiguri semplicemente il fuoco che scende dal cielo, ma Dio stesso come “il Numinoso”, il Divino inclassificabile.

  5. grazie per questa ricchezza di rimandi!
    brava Ale! hai detto bene, avevo notato qualcosa, ma sei stata capace di farmelo tradurre in un percorso concreto ed efficace.

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