archivio | 1 dicembre 2010

Relazioni stressanti, medici distratti e percezione del dolore

Le nostre esperienze sociali, le nostre interazioni con gli altri sono così importanti per noi e per la nostra salute al punto da influenzare la nostra percezione del dolore fisico.

Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Pain: anche gli incontri fugaci, quelli che sperimentiamo nella vita di tutti i giorni, posso indurre una sorta di analgesia da stress e ridurre la nostra sensibilità al dolore.

Sono state studiate le reazioni al dolore di un gruppo di volontari prima e dopo un’interazione con un’altra persona, un’attrice preparata all’uopo, che si comportava con una parte di loro in modo caldo e gentile e con l’altra in modo brusco e sgradevole.

Chi aveva avuto un incontro negativo mostrava una riduzione significativa della sensibilità al dolore. Nessun effetto risultava invece da un’interazione positiva.

Ora, a parte la possibilità di andare a cercare quelle persone che sappiamo essere insopportabili (ne abbiamo tutti un elenco pronto, no?) per relazionarci con loro quando abbiamo un mal di testa da impazzire, possiamo intravedere ulteriori spunti di riflessione.

Per esempio, riguardo a quei medici che si comportano in modo freddo, distante, distratto, che rispondono decine di volte al cellulare mentre l’altra mano è sopra o dentro di noi (penso al ginecologo, mi è capitato), che ci fanno innervosire fino a desiderare di andarcene sbattendo la porta. Ebbene. Tutto questo, stando alla ricerca, ci provoca analgesia e quindi forniamo al medico informazioni non del tutto attendibili sui nostri malanni e i nostri dolori.

Gli autori dello studio concludono che i medici devono essere consapevoli di queste interferenze per evitare di avere delle segnalazioni non affidabili da parte dei loro pazienti. Ma non sarebbe sufficiente che i medici fossero consapevoli semplicemente di doversi comportare con loro in modo educato e accogliente?