archivio | aprile, 2009

Foto-ricette: Pitte (o pane arabo)

Venerdì scorso una mia amica mi ha chiesto aiuto per organizzare una colazione per una quarantina di persone. Ho accettato nonostante un mal di schiena che non mi dava tregua da oltre 2 mesi (questo lo sottolineo da brava jewish mother) e ho quindi passato un week end di passione tra i fornelli.

Tra le altre cose ho preparato delle piccole pitte (tipico pane arabo) imbottite in vario modo, e, visto che ho fatto delle foto per illustrare le varie fasi della lavorazione, ho pensato di postare la prima di una serie di foto-ricette che possono essere utili per gli avventori di questo giovane blog.

Inoltre, dal momento che cucinare è la mia grande passione, scrivere di cucina è quanto ci sia di più vicino alla mia nuova dimensione di blogger!

Dunque, partiamo.

Per circa 70 piccole pitte (o la metà se di dimensioni normali)

15 g di lievito di birra

1 pizzico di zucchero

300 g di acqua

2 cucchiai di olio e.v.

1 cucchiaino da the di sale

1/2 kg farina (preferibilmente metà tipo 0 e metà di grano duro)

Procedimento: Sciogliere il lievito nell’acqua con un pizzico di zucchero. Aggiungere un po’ di farina, quasi la metà. Mescolare bene, quindi aggiungere sale e olio. Uso questo metodo per far si che i condimenti non vadano a diretto contatto con il lievito. Mescolare ancora e poi impastare con il resto della farina. Formare una palla che si dovrà ungere con un pochino d’olio e mettere a lievitare in una ciotola, coperta con un panno umido, per 2 ore.

Quindi, si deve prendere l’impasto, farne delle palline della dimensione di una noce, e, cospargendole bene di farina schiacciarle con il mattarello allo spessore di 4-5 mm.

Disporle su un canovaccio ben infarinato e coprire con un altro canovaccio. Dovranno lievitare una ventina di minuti prima di essere infornate. Quindi, nel frattempo avremo acceso il forno al massimo con le teglie dentro, in modo da farle scaldare.

Dopo circa 20 minuti, con il forno arrivato a temperatura, si dovranno far scivolare le pitte sulla teglia bollente, e infornare per 5-6 minuti. Se avremo fatto bene il nostro lavoro, saranno bianche in superficie e aprendole formeranno una specie di tasca. Data la pressochè assenza di mollica, è’ un pane ottimo per essere imbottito.

Per amore di precisione ho imparato a fare questo pane da Sandra, una signora italo-israeliana che cantava nel mio coro a Milano. Nessun piatto riesce esattamente come alla persona che ce lo ha  insegnato: ognuno di noi ci mette del suo nella realizzazione. Per questo non sono gelosa delle mie ricette e per questo mi piace chiederle agli amici. Trovo quindi doveroso un riconoscimento nei loro confronti, che in questo caso si traduce in una doverosa menzione da parte mia.

E ora le foto:

Sono a disposizione per qualunque chiarimento!
Ciao
ALicE

L’infezione da HIV in Italia

In questi giorni l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato il rapporto sulla diffusione dell’infezione da HIV in Italia aggiornato alla fine del 2008.

Da un lato, il numero di casi di AIDS (la malattia conclamata) è diminuito negli anni in modo rilevante grazie all’efficacia dei trattamenti farmacologici. Questi, pur non portando alla guarigione, rallentano la progressione della malattia riducendo sia il numero dei pazienti che evolvono in AIDS che il numero dei decessi.

Dall’altro lato, ogni anno si verificano circa 4.000 nuove infezioni e si stima che vi siano 140.000 persone sieropositive, parte delle quali continua ad avere rapporti sessuali non protetti, spesso per inconsapevolezza della propria sieropositività. Il fenomeno inquietante di questa fase dell’epidemia, infatti, consiste nell’incremento delle persone che scoprono di essere positive solo al momento della diagnosi di AIDS o in uno stadio molto avanzato della malattia. La percentuale di costoro è passata dal 21% del 1996 al 60% del 2008. Questo implica l’impossibilità di accedere alle terapie in tempo utile e di limitare la diffusione del virus. Tale ritardo di diagnosi riguarda le persone che si sono contagiate per via sessuale, sia etero che omo, le quali non hanno una percezione realistica dei rischi corsi.

L’infezione da HIV, al contrario di altre malattie altrettanto gravi, può essere prevenuta.

Dunque. Vogliamo abituarci a usarlo questo “benedetto” profilattico? Lasciando da parte argomentazioni quali: la/lo conosco, mi fido di lui/lei, che penserà di me se chiedo di usarlo?, che avrà mai fatto se chiede di usarlo?

Arance a Teheran

 

Il titolo di questo post potrebbe sembrare il titolo di uno di quei romanzi, sempre più diffusi anche da noi, ambientati in culture lontane, e invece è la sintesi di un oscuro e inquietante episodio verificatosi a Teheran che lascia intravedere l’esistenza di trame e complotti oscuri. Colpevoli i soliti ebrei, al comando di reti criminali clandestine e, perché no, sempre tesi ad accrescere il potere economico e politico che già detengono ampiamente. La notizia, riportata dall’agenzia di stampa iraniana Mehr e ripresa in tutto il mondo è la seguente.

Nei mercati ortofrutticoli della capitale iraniana, dove vige un sacrosanto bando dei prodotti israeliani, sono arrivate delle arance di Jaffa (note secondo la BBC “per la dolcezza, la scarsità di semi e la facilità con cui si sbucciano”) mascherate da arance cinesi, come si evince dalle foto diffuse dalla stessa Mehr. Immediatamente è stato chiesto l’intervento della magistratura per far luce sull’accaduto; si ipotizza contabbando di arance via Dubai.

Qui non basterebbe Totò, ci vorrebbe Ionesco.

“Urgenze”

La fonte Pisciarello

La fonte Pisciarello

Vorrei dare risalto a un commento di Semola, una nuova amica del blog, vecchia amica per noi.

L’aveva lasciato sul post Esperienze 2 , e si sa, i commenti spesso non hanno il risalto che meritano, mentre questo mi ha divertito molto (anche perchè mi sono immaginata lei, nella sua descrizione) e quindi vorrei proporlo a tutti inserendolo in un nuovo articolo.

Ciao Semola, aspettiamo altri contributi!

 

ALicE

Anche io di tanto in tanto, presa da irrefrenabili impulsi autolesionistici mi sottopongo a cose del genere.
L’ultima volte è stato in novembre, alle terme di Caramanico, dove dopo aver bevuto l’acqua della cura che risponde al poetico nome “Pisciarello”, mi sono stesa, pancia in su, sopra un lettino coperto da un immacolato lenzuolo. E in un’atmosfera soft, luci diffuse e musica di sottofondo, la estetista mi ha steso, a ritmo di musica, una specie di miele denso e dal colore verdognolo. Tirava tutto. Devo dire che la sofferenza è stata breve ma intensa e sopportabile… se non fosse stato per la situazione patetica che si è creata, dovuta naturalmente alla suddetta cura Pisciarello. Quando la tipa ha tolto l’impasto e ha cominciato a manipolarmi il volto, giuro pensavo solo a localizzare mentalmente il bagno, o in alternativa, alla seducente pubblicità di Teena Lady. E solo quando la perspicace, sensibile torturatrice mi ha dettto “signora, si rilassi, la vedo tesa” con un balzo e con l’eleganza felina che mi contraddistingue sono scattata in piedi ho borbottato “scusi un attimo” e, smascherata – nel senso più tecnico del termine- ho attraversato la hall dell’albergo e trovata la toilette per Signore, ho reso giustizia alla efficace cura idropinica.
Una vera soddisfazione.

Semola

Woody, come stai?

woody_allen

Stralcio da un’intervista a Woody Allen rilasciata in occasione della presentazione del suo nuovo film Whatever works al Tribeca Film Festival di New York e pubblicata oggi su repubblica.it.

 

“Credo che l’esistenza non abbia senso: non sappiamo perché siamo al mondo e persino la nostra nascita è legata al caso. Le possibilità che s’incontrino l’uovo e lo spermatozoo che lo feconda sono infinitesimali e il caso è determinante in ogni aspetto della vita. Non esiste alcun Dio ed è difficile resistere all’idea di vedere tutto come un incubo terribile. A coloro che vedono nel finale del film un segno di ottimismo rispondo parlando di accettazione, disincanto e un tentativo di sopravvivere rispetto alle notti in cui si è sopraffatti dall’orrore”.

 

Mi viene da pensare che, pur di fronte ai limitati risultati dei lunghi anni di analisi, il povero Woody abbia poi rinunciato anche ad andare a Lourdes!

Un sabato con gli amici

camilleri

Ho appena finito di leggere l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri: UN SABATO CON GLI AMICI (Mondadori, 17.50 €). Devo sbrigarmi a dire “ultimo” perché è probabile che durante la stesura di questa breve recensione ne escano altri cinque. Ne pubblica a fiotti di Romanzi il Maestro Camilleri. In genere preferisco quelli che hanno per protagonista l’intramontabile Montalbano. Anche se leggendoli ti vedi Luca Zingaretti davanti per tutta la durata del libro. Ma poco male, è comunque un bel vedere.

Questo invece non è “di Montalbano”. Non si svolge in Sicilia, o almeno non lo dà a vedere. Non è un giallo, comunque non nel senso tecnico del termine. Dopo aver capito ciò che “non è” vediamo ora “quel che è”: un romanzo, come al solito scorrevole (si legge in 3 giorni, forse per Laura qualcosa di meno) e come al solito è ben scritto. La tecnica narrativa è nuova e curiosa: il primo capitolo è stato per me un continuo tornare indietro a leggere, nel tentativo di capirci qualcosa: voi non fatelo, alla fine tutto quadrerà. Per il resto, volendo banalizzare, è la storia di 4 (4? già non mi ricordo più: eppure l’ho finito ieri sera!) coppie di amici, che pur frequentandosi assiduamente fin dalla scuola, nascondono dei misteri e dei segreti, degli odi, dei rancori e degli amori che verranno sviscerati e dipanati man mano che la lettura procede, in un susseguirsi di piccoli colpi di scena che ti spingono ad andare avanti velocemente per arrivare alla fine. E l’ultimo capitolo, che si ricollegherà al “famigerato” primo sarà, come accennavo, la quadratura del cerchio.

Come dicevo una lettura piacevole. Che però mi permette di notare ancora una volta (come ne “La presa di Macallè” – Sellerio 2003) una strana propensione di Andrea Camilleri a scrivere di pedo-pornografia. Ma scriverne in maniera (almeno per me) davvero sgradevole, come se mancasse nel suo racconto la stigmatizzazione dell’atto, e si limitasse invece a una mera descrizione un po’ fredda degli accadimenti.

Anche nel libro citato, infatti, si parlava di un abuso di un vecchio maestro perpetrato ai danni di un inconsapevole bambino di quasi sei anni. E il bambino in questione, piuttosto che essere disgustato dalle “cose vastase” che il vecchio maestro commetteva su di lui, ne era quasi lusingato. Come se fosse una normale scoperta della propria sessualità.

E anche in questo “Un sabato con gli amici” la pedofilia, e anche il sesso estremo vengono trattati quasi come fossero fenomeni qualunque; senza imbarazzo, senza condanna, solo un’asettica (ma assai particolareggiata) descrizione dei fatti.

Fin qui quello che penso io. Quel che pensa uno psicologo ce lo potrà dire Psichy (alias Laura).

E quel che ne pensa chi legge lo potrà scrivere nei commenti.

ALicE

Immigrati e salute

parlamentoLa notizia è che ieri è diventato legge il cosiddetto decreto sicurezza. La buona notizia è che è stata ritirata la norma che avrebbe obbligato medici e operatori sanitari a denunciare gli immigrati irregolari che avessero richiesto il loro intervento.

Dunque, tutto bene? Direi non proprio. E non si tratta di andare in cerca del famoso pelo nell’uovo.

Quando la norma fu approvata in prima battuta alla Camera, televisioni e giornali ne dettero giustamente grande risalto. Il risultato fu la fuga dai servizi sanitari da parte di queste popolazioni per timore di conseguenze nefaste. Con esiti anche gravi per la loro e altrui salute, finiti nelle cronache.

A questo punto mi sarei aspettata eguale risalto, anche per restituire la certezza della cura a persone che vivono nell’incertezza a causa della condizione stessa di migranti non regolari. Invece, su tre dei quattro quotidiani gratuiti, che spesso costituiscono la loro unica fonte di informazione, si parla di vari articoli della nuova legge, ma non si fa alcun cenno a questo aspetto.

Buon compleanno Professoressa!

Levi Montalcini

Oggi, 22 aprile, Rita Levi Montalcini compie cento anni! Nell’augurarle buon compleanno ci regaliamo una sua riflessione contenuta in un discorso dei giorni passati.

“Non conta il giorno della morte, non conta se domani o dopodomani, perché quello che conta per ognuno di noi è come siamo vissuti e i messaggi che sopravvivranno alla nostra morte”.

Totò e le elezioni europee

Trascurando il dibattito alto sulle elezioni europee, mi soffermo su minuzie e stranezze. Spigolando tra i simboli dei partiti che si presenteranno, non ho potuto fare a meno di essere attratta da tre nuove formazioni: “Impotenti” (esistenziali, come si precisa con carattere minore), “Donne insoddisfatte e incomprese” e “Preservativi gratis”.

Per queste meraviglie dobbiamo essere grati al Dr. Cirillo, nome che appare anche nei simboli, il quale esibisce il suo titolo di studio, probabilmente sudatissimo, con candore provinciale. Dottore in che? mi viene da chiedere. Non certo in materie artistiche, vista la grafica dei simboli che lascia a dir poco a desiderare. Neanche in Farmacia, per ovvi motivi.

Ah, se ci fosse ancora Totò! Sarebbe un magnifico Dr. Cirillo. Già me lo vedo, con la sua aria furbetta e sorniona. “Dottori si nasce”, direbbe, “e io, modestamente lo nacqui!”

 

Sui preservativi gratis non posso che dirmi d’accordo, ma non lo saranno gli “Impotenti”: loro, solo a vederne uno, perdono all’istante tutto quel poco che sono riusciti a conquistare…

 

Quanto alle “Donne insoddisfatte e incomprese”, saranno forse quelle che hanno avuto a che fare con i suddetti?

 

Basta, mi fermo. Mi sembra di sparare sulla Croce Rossa.

 

Ah, se ci fosse ancora Totò!

  

 

 

 

Venezia

veneziaNei giorni in cui han preso vita dibattiti e polemiche riguardo le foto scattate dal sindaco Cacciari e pubblicate sul sito del comune di Venezia a dimostrazione della sporcizia che sommerge Roma, io mi trovavo giust’appunto a Venezia. Lì, ignara di tutto, apprezzavo la pulizia di calli, campi e campielli, ma contemporaneamente mi interrogavo sulla possibilità di sopravvivenza in città per i diversamenti abili. Io stessa, abile sì, ma non più giovanissima, diciamo così, arrancavo con il trolley sulle infinite scale e scalette che mi separavano dall’albergo, pur vicino alla stazione.

L’unico rammarico è stato scoprire di trovarmi in piena sintonia con esponenti illustri del PdL! Davvero inquietante.

P.S. La foto l’ho scattata io, ma questa non mi sembra male. No?